Il leader della CDU, Friedrich Merz, si dichiara aperto alla consegna dei missili da crociera Taurus all’Ucraina.
Negli ultimi anni, la Germania ha adottato una linea prudente nel fornire aiuti militari diretti a Kiev. In particolare, la questione dei missili a lungo raggio Taurus è stata al centro di un acceso dibattito. La preoccupazione maggiore del governo Scholz è sempre stata quella di evitare un’escalation che potesse trascinare direttamente la Germania nel conflitto. Per questo motivo, dalla Cancelleria federale è sempre arrivato un chiaro rifiuto.

Una linea politica prudente della Germania
Nonostante le continue richieste ucraine, Berlino ha preferito non seguire l’esempio di Londra e Parigi, che hanno già fornito missili da crociera all’Ucraina. Il timore è legato alla gittata di 500 chilometri del Taurus, che potrebbe teoricamente raggiungere obiettivi ben dentro il territorio russo.
Un cambio di rotta?
Friedrich Merz, leader della CDU e cancelliere in pectore, ha recentemente rilasciato un’intervista all’emittente ARD che potrebbe segnare un punto di svolta. Interpellato da Caren Miosga, ha dichiarato: “L’Ucraina reagisce sempre, mentre deve essere in grado di determinare da sola gli eventi. I militari direbbero: dovete prendere in mano la situazione.”
Merz ha anche sottolineato il ruolo già attivo di altri Paesi europei: “I partner europei stanno già fornendo missili da crociera. I britannici lo stanno facendo, i francesi lo stanno facendo, gli americani lo stanno facendo comunque. Questo deve essere coordinato. E se viene concordato, la Germania dovrebbe partecipare.”
Durante l’intervista, Merz ha inoltre definito l’attacco russo di domenica a Sumy “un crimine di guerra”, e ha criticato con fermezza chi propone aperture diplomatiche a Mosca, affermando: “Non sono convinto che Putin reagirebbe positivamente alla debolezza e alle offerte di pace.”
Merz si è detto favorevole alla consegna dei Taurus, armi precise e con lunga gittata, ideali per colpire obiettivi strategici come il ponte di Kerch. Una decisione del genere potrebbe segnare un clamoroso cambio di rotta nella politica estera tedesca, aumentando la pressione su Scholz e avvicinando Berlino alle posizioni più assertive degli alleati occidentali.